Appunti di diritto (in)civile.

Bibliotecaria mancata. Studentessa quando capita. Giurista in divenire.


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Sondaggio (The Winner is…) e “Il cigno nero” [rece]

Ehm… non mi sono dimenticata, davvero. E’ che in questi giorni ho avuto molto da fare (lezioni ricominciate, studio da riprendere, piccoli problemi in famiglia, varie ed eventuali) e poco tempo da dedicare al blog.
Duuunque, per quanto riguarda il sondaggio, Siore e Siori, we have a winner:

Neil Gaiman, con il suo “American Gods“, si aggiudica la prossima recensione incivile. Datemi una settimanella o poco più per mettere a punto il tutto, please. Recensire Gaiman non è impresa da poco e non mi piace, ormai dovreste averlo capito, parlare di cose che non conosco bene/recensire “tanto per”.

I risultati nello specifico, comunque, sono i seguenti:

1°: American Gods (40%)
2°: Il giullare della regina (26,67%)
3° Ascolta il mio cuore (20%)
4°: Una moglie a Gerusalemme (13,3%)
5°: Carlotta e Carlotta (0%)

E io che avevo già pronta una bella stroncatura per “Una moglie a Gerusalemme”. M’ero anche preparata e documentata!
E invece mi toccherà tessere le lodi del mio adorato Neil… va be’, vi propinerò la mia vena acida tra un po’ (oppure la riserverò per La Libreria Immaginaria, che so che a Sara piacciono particolarmente le mie stroncature. Buongustaia!)

Ad ogni modo, parlando d’altro, ieri sera ho finalmente avuto modo di guardare “Il cigno nero”.
Non aspettatevi da me un commento tecnico perché non sono in grado, vi dirò invece cosa ha provato il mio stomaco.
Sì. Il mio stomaco, perché “Il cigno nero” è un film che colpisce direttamente lo stomaco. Lo pungola, lo stringe, lo accoltella, lo sminuzza. Il regista (Darren Aronofsky) gioca in modo alquanto sadico con la psicologia dei suoi personaggi, in un modo che definirei quasi “dostoevskijano”. Ti costringe a calarti nei panni di una dolce e fragile ballerina (Nina) che viene scelta da un fastidioso (e insidioso) Vincent Cassel per diventare la nuova stella della danza classica e interpretare la protagonista del famoso balletto “Il lago dei cigni”. Ma non c’è solo il ruolo di Odette ad attenderla. Nina dovrà, infatti, calarsi nei panni della gemella cattiva. Del Cigno Nero, appunto.
E qui iniziano i guai, perché Nina scoprirà pian piano la sua vera natura, tutt’altro che dolce e fragile, succube di una corsa in contro alla Perfezione (per raggiungere la quale sembra inevitabile il passaggio per la Perdizione) e al suo vero Io che la porta ad abbandonarsi all’autolesionismo e alla schizofrenia. Perché, sembra dirci Aronofsky, solo con la dolorosa distruzione di se stessi, solo con la Morte, si può raggiungere la Perfezione.

Sorprende l’interpretazione del Premio Oscar Natalie Portman, col suo viso tanto angelico quanto demoniaco che contribuisce alla creazione di un’atmosfera disturbante (è il primo aggettivo che mi viene in mente per definire questo film: disturbante).
Ah, per i maschietti: vedrete la cara Natalie intenta a tentare di raggiungere svariati orgasmi e ci sarà, sì, la tanto decantata scena lesbo. Ma se andate al cinema solo per vedere Mila Kunis con intenta a slinguazzare l’interno coscia della Portman rimarrete delusi: è un vedo non vedo. Sexy, sì, ma ben poca cosa da un punto di vista meramente sessuale.

Comunque. Un film da vedere, di sicuro. Se avete un animo sensibile, però, non aspettatevi di dormire sonni tranquilli. Ripeto: non sarà paura quella che vi piomberà addosso una volta conclusa la visione, ma ne rimarrete profondamente scossi.

Per riprendervi da “Il cigno nero”, tuttavia, potete sempre pensare che tra 10 giorni esatti arriverà… BORIS! Speriamo solo che non si tratti di un pesce d’aprile…

Alla prossima!


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Boris, Il Film – Trailer.

GENIO! CA-PO-LA-VO-RO! Insomma, poche storie: ci troviamo sicuramente di fronte al Roberto Saviano dei film comici tratti da serie tv.


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Il velo dipinto (A la claire fontaine).

A la claire fontaine
M’en allant promener
J’ai trouvé l’eau si belle
Que je m’y suis baigné.

Il y a longtemps que je t’aime,
Jamais je ne t’oublierai.

Sous les feuilles d’un chêne,
Je me suis fait sécher.
Sur la plus haute branche,
Le rossignol chantait.

Il y a longtemps que je t’aime,
Jamais je ne t’oublierai.

Chante, rossignol, chante,
Toi qui a le coeur gai.
Tu as le cœur à rire…
Moi je l’ai à pleurer.

Il y a longtemps que je t’aime,
Jamais je ne t’oublierai.

J’ai perdu mon amie
Sans l’avoir mérité,
Pour un bouquet de roses
Que je lui refusai…

Il y a longtemps que je t’aime,
Jamais je ne t’oublierai.

Je voudrais que la rose
Fût encore à planter,
Et que ma douce amie
Fût encore à m’aimer…

Il y a longtemps que je t’aime,
Jamais je ne t’oublierai.

 


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Solomon Kane [rece].

Parliamo di Solomon Kane.

Ho visto il trailer e, lo ammetto senza troppi problemi, complice James Purefoy che ho amato in Roma (sì sì, lo so che dovevo parlarne, prometto che prima o poi lo faccio), ho desiderato ardentemente andare al cinema, spegnere il cervello e godermi lo spettacolo.

Ora. A parte un paio di insignificanti difficoltà tecniche che mi hanno portata a dover costringere il fidanzato ad abbandonare la sala giusto quando sul grande schermo appariva la scritta “Solomon Kane” (e comunque già lì, dopo cinque minuti di prologo, il sospetto di non trovarci di fronte a un capolavoro della storia del cinema ci era venuto), sono comunque riuscita a completare la visione bella spaparanzata sul letto di casa sempre insieme al mio fedelissimo e innamoratissimo Jack.

Potevo anche limitarmi ai primi cinque minuti. Questa è stata l’inevitabile conclusione: l’essere consci del fatto che il malore improvviso accusato al cinema non fosse causato dal mix tra Oki, Aperol Spritz e freddo glaciale del multisala. No.

Si trattava di un Segno che né io né Jack siamo riusciti a cogliere.

Perché diciamolo, parliamoci francamente: Solomon Kane è una grandissima cazzata un film un pochino deludente.

Nemmeno spegnendo il cervello sono riuscita a farmelo piacere almeno un po’ (e Jack che, in questa rinomata arte, in quanto uomo, mi batte senza problemi, ha confermato che nemmeno lui coi super poteri ce l’ha fatta).

A parte il proverbiale brivido che entrambi abbiamo sentito scendere lungo la schiena al vedere i sostegni in ferro all’interno del monastero in una delle prime scene… ma vogliamo parlare dei buchi, ma che dico?, delle voragini narrative?

Solo una, giusto per gradire: Solomon e la bella famigliola attraversano il bosco. Arrivano i cattivi. Solomon va in avanscoperta, ma quelli sono più furbi e, mentre lui fa il guardone, fanno il giro e attaccano i suoi compagni di viaggio. Solomon torna e si ritrova di fronte uno dei cattivoni che punta una lama alla gola del figlioletto più piccolo della famiglia di pellegrini.

Cattivo: “Se non fai come ti dico lo ammazzo!”

Solomon: “Ma non è vero, dai! E’ solo un ragazzino. Non lo ammazzi.”

Cattivo: “Guarda che io sono uno dei cattivi, Solomon, non è che mi faccia molti problemi.”

Tutti (pure gli altri cattivi): “Solomon! Guarda che lo ammazza! Che quello è cattivo! Difendilo! Combatti! Uccidilo!”

Solomon: “Ma vaaaa! Mica lo ammazza, ve lo dico io!”

Cattivo: [ammazza il ragazzino].

Dopo questo bellissimo momento di pathos, quelli dell’esercito nemico fan fuori il fratello maggiore, rapiscono la bella fanciulla (marchiata non si sa perché da una bambina che, toh, guarda!, s’è rivelata una strega) e feriscono a morte il padre.

Solomon, finalmente, capisce che forse quelli fanno sul serio e li ammazza a sua volta.

Tutto bruciato, cavalli dispersi.

Rimangono Solomon, il padre morente e la moglie di questo che, non si capisce come, non se l’è filata nessuno ed è rimasta illesa.

Padre: “Salva mia figlia e redimi la tua anima!” [e muore]

Moglie: “Sì, Solomon, salva nostra figlia!”

Solomon: “… ok!”

E parte. Si piglia l’unico cavallo rimasto e molla lì la donna nel bel mezzo del bosco, evidentemente lontana da forme di civiltà.

Va bene, Solomon! Ok! Vai così!

Parte. Scopre che il cattivo più cattivo di tutti è (ma non mi dire!) il fratello che lui pensava di aver ucciso prima di fuggire da casa.

Salva la sua bella.

E uno dice: il film ha fatto schifo fino ad ora. Magari ci sarà, non dico una piccola svolta porno, ma almeno un bacetto romantico.

No.

Lui la abbraccia.

Stacco e…

Voce fuori campo (che no, scusate ma a me ha ricordato la voce fuori campo di René Ferretti alla fine di Boris 3.)

Comunque, voce fuori campo che, mentre Solomon galoppa verso altre avventure, ci spiega come sia diventato un altro uomo ormai e, vinta la battaglia, abbia… rimandato la ragazza dalla madre???????

Al che io e Jack non abbiamo potuto fare altro che inscenare il dialogo:

Solomon/Jack: “E ora che ti ho salvata… va’ torna da tua madre, va! Io devo combattere il male!”

Meredith/Clarinette: “Ma io pensavo che, insomma… io, tu… noi… ti ho cucito pure il vestito, eh!” [sconcertata]

Solomon/Jack: “No, pensavi male. Torna da tua madre.”

Meredith/Clarinette: “… ok. Dov’è che la trovo?”

Solomon/Jack: “E quella… sta nel bosco. L’ho lasciata lì coi cadaveri ancora caldi di: tuo padre, tuo fratello grande e il marmocchio.”

Meredith/Clarinette: “Ah. E almeno le hai lasciato, chessò… un mezzo di trasporto o qualcosa per difendersi?” [preoccupata]

Solomon/Jack: [mentre prepara la sella per mollarla lì e partire per sconfiggere il male] “Mhm. No. La carrozza è andata in fiamme, l’unico cavallo l’ho preso per venirti a recuperare e tutte le armi mi servivano.” [Sale in sella] “Be’, ciao cara, eh…” [E parte.]

Meredith/Clarinette: “…” [basita]

L’unica spiegazione plausibile, ormai ne siamo certi, è questa (e si spiegherebbero così anche i collegamenti tra i due monologhi fuori campo finali): in realtà, gli sceneggiatori di Solomon Kane… sono loro!

GENIO! Ca-po-la-vo-ro! Insomma, lo possiamo proprio dire: questo è il Roberto Saviano dei film fantasy!


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Proteggi il tuo computer da Mitch di Baywatch!

Io odio Norton, però c’è da dire che la nuova campagna pubblicitaria è semplicemente meravigliosa.

E se invece osassimo condannare il piccolo unicorno e il suo arcobaleno a una brutta fine?

Ma il migliore rimane lui:

Nessuno scompiglia i capelli a Mitch di Baywatch.

NESSUNO.


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Pensieri sparsi.

Ok. E’ troppo tempo che non aggiorno il blog. Decisamente troppo.

E’ che sono stata un tantino impegnata a preparare giusto un paio di esami (criminologia, diritto del lavoro e procedura civile) e l’aggiornamento del blog è dovuto passare per forza in secondo piano. Alla fine, dopo aver dato 2 esami e mezzo su 3 (non perché non fossi pronta, piuttosto perché ho, come si dice in gergo, conigliato procedura civile causa fifa), sono qui ad annegare nel caldo agognando gli unici tre giorni di mare che io e il Cantastorie abbiamo deciso di concederci quest’anno.

Dopo tante, forse troppe idee, abbiamo optato per una meta vicina e tranquilla per godere a pieno di tre giorni di spiaggia no-stop: Zoagli. Il B&B pare carino, la gestione, ehm… un po’ matta ma simpatica. Non ci rimane che sperare.

Quanto al resto, volevo scrivere qualcosa di particolarmente intelligente/interessante/utile, ma a quanto pare non sono in giornata.

Ho addirittura spulciato i quotidiani on-line, ma a parte qualche sparata di Silvio, i soliti indagati, le solite foto di veline/calciatori, insomma… a parte la solita, triste Italia, non ho trovato nulla di interessante. O comunque nulla di cui avessi voglia di parlare senza farmi venire un embolo.

Sarà il caldo, sarà la stanchezza, ma ultimamente ho adottato la politica del “vivi e lascia vivere”. E mi piace, anche se so che, a breve, dovrò abbandonarla e ritornare ad interessarmi di quello che mi circonda. Vita politica compresa.

Perciò, ciancio alle bande, ecco a voi, nell’ordine, l’ultimo film che ho visto al cinema (uno dei meravigliosi filmati di presentazione, a dire il vero) e il prossimo che vedrò:

e

A proposito di quest’ultimo video, il prossimo post -con tutta probabilità- sarà dedicato al telefilm “Roma”, in cui James Purefoy (qui Solomon Kane) interpreta un meraviglioso Marco Antonio.

Stay tuned!


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Educazione sessuale.

Venerdì, durante una delle mie periodiche sessioni di ripetizioni alla pargola di quinta elementare, ho avuto modo di sperimentare quello che sarà il mio approccio all’educazione sessuale con i miei futuri e ipotetici figli.

La dolce alunna, che doveva studiare religione e scienze (pessima accoppiata), aveva infatti due annosi interrogativi da pormi:

1) Ma Dio come ha fatto a fare un bambino con Maria? E perché Gesù chiamava Giuseppe “papà” se in realtà non era figlio suo?

2) Come fa lo spermatozoo a fecondare l’ovulo? Come ci arriva vicino all’ovulo?

Ora. Di mio non mi farei molti problemi a spiegare “come si fanno i bambini”, ma non avendo idea di come i genitori della piccina abbiano finora gestito la cosa un po’ di incertezze le ho avute.

Per la prima risposta non ho avuto molte difficoltà: breve spiegazione e Bibbia dei ragazzi alla mano. Due racconti e il gioco è fatto.

Per la seconda ho aperto il suo libro di scienze alle pagine relative agli apparati riproduttori, che tra l’altro doveva studiare e… e niente perché l’argomento è tabù. Si va per allusioni e si dà tutto per scontato.

A questo punto, come non rimpiangere quella che era l’educazione sessuale dei miei tempi?

“Forza ragazzi! Imbucatevi!”

Semplicemente meraviglioso.


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Prossimamente, al cinema.

Ci sono quattro film, di prossima uscita, che non vedo l’ora di potermi gustare con maxi-schermo e pop corn.

Ok, premetto che non sono pellicole di interesse culturale, ma… c’è di peggio.

Ecco i trailer, enjoy!

Iron Man 2. E dire che non volevo vedere nemmeno il primo. Poi però… R. Downey Jr. mi ha, ehm… convinta. Ecco.

Vedere il Gatto con gli stivali in sovrappeso e con un fiocchetto rosso (ma soprattutto: sentirlo doppiare in questo stato, nella versione originale, da Banderas) non ha prezzo.

Penso di essere stata una delle primissime lettrici della saga di Harry Potter. Avevo 10 anni, se non sbaglio, ai tempi. L’hanno tirata un po’ troppo in lungo, tra libri e film. Vero. Eppure sono curiosissima di vedere la resa cinematografica del settimo capitolo (prima parte, visto che il romanzo viene diviso in due).

E infine…

Cattivissimo me. Dal produttore dell’Era Glaciale. Il che è tutto dire. La storia di un uomo che, aiutato da una banda di tirapiedi (gli omini gialli del trailer qui sopra), vuole mettere a segno il crimine del secolo: rubare la luna.

E infine, giusto perché oggi mi sento una persona adulta, seria e responsabile… vi faccio vedere cosa mi ha regalato il mio Cantastorie (che si subisce, suo malgrado, le mie fisse cinematografiche e mi passa le sue -vedi Iron Man U.U-):

Scrat

Direttamente dall’Era Glaciale… Scrat!

Non è bellissimo?

*.*


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Un Cartoon anti-mafia.

La cosa peggiore è che non mi sorprende più veder dedicate le prime pagine dei quotidiani nazionali a notizie di fondamentale importanza quale quella che rivela che la famosissima (…) Nina Senicar rinuncia al sesso, ma guai a toccarle il perizoma (ora che lo so mi sento molto, molto meglio. Lo ammetto).

Non mi sorprende più perché la maggioranza degli Italiani è succube di questa robaccia. Perché il Grande Fratello e l’Isola dei Famosi non li guarda mai nessuno, certo. Poi però lo share dice l’opposto (va be’, di che mi meraviglio? Dopotutto siamo nel Paese in cui tutti votano il PD e poi vince il PdL. Anche io che sto a pormi questi dubbi esistenziali… mea culpa).

Bisogna scavare tra le notizie relegate in trafiletti informativi, in sezioni nascoste delle sopraccitate testate giornalistiche per scovare qualcosa di davvero interessante.

Oggi, per esempio, spulciando La Stampa, ho trovato quest’articolo qui.

Un cartone animato che ha ricevuto il consenso di Maria Falcone e della vedova Borsellino e che si propone, nella sua semplicità, di insegnare il coraggio ai bambini in un’epoca in cui gli “eroi” sono calciatori, veline e protagonisti del reality.

In un’Italia che, troppo spesso, si dimentica di esistere. Di vivere.

E di chi, per lei, ha vissuto.

Il trailer di “Giovanni e Paolo e il mistero dei pupi”

Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.

Giovanni Falcone


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Spinaci in 3D!

Ormai il 3d spopola. Sono arrivati a fare persino le pubblicità, in 3d.

Sinceramente mi aspettavo che il video promozionale della Lega Nord (in cui c’erano un lombardo, un veneto e un romano che cercavano di decidere a chi doveva andare la fetta più buona di una crostata ai mirtilli. Sì, lo so, sembra una barzelletta. Io stessa mi aspettavo che una voce fuori campo che mi confermasse che si trattava di uno scherzo.) proiettato prima di Alice in Wonderland fosse anche lui in 3d. Mi immaginavo già il faccione di Calderoli. Quello di Umberto.

Be’, almeno avrebbero contribuito a rendere un po’ più horror e meno… gne-gne (non trovo altra definizione, scusate), una delle più deludenti opere di Burton.

Tim, davvero, lo dico col cuore in mano: ti adoro, ma questa volta hai fatto cilecca.

Come ha giustamente detto il mio Cantastorie, avevi in mano un materiale da 10 e lode e l’hai usato per dare vita a un prodotto cui darei, per pietà, un 5 di incoraggiamento.

Non mi dilungherò in recensioni varie. Ce ne sono già troppe in giro per il web. Mi limiterò a dire che Johnny Depp, magnifico Cappellaio Matto, sembrava un pedofilo. Meno male che c’era lo Stregatto.

Ad ogni modo, mi sono lasciata trasportare. Ho iniziato dicendo che ormai il 3d è usato per qualsiasi cosa. E non capisco perché.

Alza il prezzo del biglietto. Non è nulla di speciale. Dopo aver visto Avatar (solo per il 3d, ci tengo a sottolineare, visto che la sceneggiatura faceva davvero, ma davvero schifo) ogni altro film in 3d, almeno per ora, è una delusione. Gli occhialini danno fastidio e sono pieni di germi.

Comunque, alla faccia mia, c’è gente che impazzisce per questo “rivoluzionario” modo di concepire il cinema. E su questa scia hanno ben pensato di riproporre un classico: è in arrivo, signore e signori, Braccio di Ferro 3D!

Secondo il Daily Variety, infatti, la Sony Pictures è al lavoro su una versione 3d di Braccio di Ferro, con la produzione di Avi Arad e Mike Jones sarebbe in trattative per firmare al sceneggiatura (che per ora rimane un segreto).

Aspettiamo il caro Popeye, dunque, con tanto di muscoli e spinaci tridimensionali. Chissà…

Per ora godiamocelo in un tradizionale 2d.

Ah… oggi mi trovate anche qui, in versione acculturata.

A presto!